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14   - 26 marzo 2009
Personale dell’artista:
Giuseppe Lafavia

"Emozioni esasperatiste"

A cura di  Adolfo Giuliani
Presenta:  Domenico Raio

 

Emozioni esasperatiste

di Domenico Raio

Giuseppe Lafavia interpreta la tela come una pellicola sulla quale s’imprimono le emozioni della vita sotto forma di colori. Sono quelle umane esperienze che, nelle loro molteplici varianti ed intensità, lasciano segni profondi nel nostro animo. Il registro cromatico pertanto è ampio, com’è estesa la gamma delle sensazioni che pervadono l’uomo nell’interazione con l’universo che lo circonda.

Lafavia non cerca necessariamente l’effetto estetico né si preoccupa di seguire una logica precisa nell’architettare la scena pittorica. La scelta è coerente con quella funzione, che l’artista attribuisce all’opera d’arte, di ricettore di sentimenti e pulsioni che dall’animo possono generarsi improvvisi e istintivi. Colori caldi e freddi si alternano senza soluzione di continuità, come nel corso della nostra esistenza si avvicendano gioie e dolori, entusiasmo e afflizione, ma non manca una concezione più filosofica che con ogni probabilità sottende il gesto creativo di Giuseppe Lafavia. L’impressione che pervade l’osservatore più attento al cospetto di un’opera di Lafavia, è che quel dipinto potrebbe scomporsi e riformarsi secondo sequenze segnico-cromatiche assolutamente diverse, senza alterarne l’effetto.

 

L’idea rimanda direttamente al concetto di casualità dei fenomeni cosmici all’interno dei quali s’inserisce anche l’imprevedibilità dell’umana vicenda che sfugge ad ogni disegno precostituito come ad ogni possibilità di razionalizzazione del nostro essere.

I colori sembrano iscriversi in un reticolato di fondo che funge da struttura di sostegno per tutti i successivi apporti cromatici. A guisa di un pentagramma musicale sul quale il compositore segna le singole note e gli accordi di note, e proprio come una melodia che può essere composta secondo innumerevoli sequenze tonali, un’opera di Giuseppe Lafavia si realizza attraverso le più diverse soluzioni cromatiche che, alla stregua delle note musicali, variano d’altezza, intensità e lunghezza e possono armonizzarsi secondo alcune combinazioni oppure dissonare secondo altre. Sulle tele di Lafavia, l’osservatore più attento potrà scorgervi allora una particolare linea melodica, quella ispirata dall’animo dell’artista, in tutte le sue modulazioni, le sincopi e le pause, a formare un’ideale associazione tra pittura e musica, e che nella fattispecie definiremmo d’influenza jazzistica, nella misura in cui in questo genere musicale è l’improvvisazione a prevalere sul tema, ma si tratta pur sempre di un’espressione che sintetizza una lunga ricerca stilistica e una tecnica sopraffina.

L’artista laziale rappresenta così uno straordinario connubio pittorico tra arte e musica attraverso il quale rafforza l’impronta filosofica che contraddistingue ogni sua opera. Alla luce di tali considerazioni appare filosofico anche il movente esasperatista di Giuseppe Lafavia che interpreta ad un accresciuto livello etico alcuni precetti fondamentali del Movimento culturale fondato da Adolfo Giuliani, al quale ha aderito con decisa convinzione, con particolare riferimento al “vivere quotidiano”. Quelle infinite sequenze possibili, quella sensazione d’indeterminatezza che ci trasmette una sua tela rappresentano il dramma dell’uomo moderno angosciato dalle illimitate possibilità che il progresso scientifico e tecnologico gli ha offerto, ma di fronte alle quali la civiltà contemporanea ha compiuto un grosso passo all’indietro sul piano umano e culturale. Basti pensare a quello che ha rappresentato la rivoluzione informatica negli ultimi due decenni.

All’uomo si era aperta la prospettiva del villaggio globale, quella di rapportarsi con il proprio simile e con le altre culture secondo nuove e infinite modalità, salvo poi accorgersi che queste illimitate possibilità in realtà avrebbero significato isolamento e incomprensione, non includendo la telematica anche quel fattore emotivo sul quale si reggono le relazioni tra i singoli, tra i popoli e tra le diverse culture della terra. Allora in quelle “macchie” di colore intrise sulla tela alla rinfusa scorgiamo la disgregazione di una civiltà erosa dall’individualismo delle sue componenti, che giunta ad un estremo livello di sviluppo non è stata più in grado di procedere secondo un disegno organico.

Domenico Raio


Protagonista delle opere di Giuseppe Lafavia in mostra  nel Centro d’Arte e Cultura Il Bidone in via Salvator Rosa 159,  il colore per   far riflettere sia pure attraverso la complessità delle immagini , sulle nostre radici, memorie, tracce, sentimenti ed emozioni mezzo di comprensione della realtà e non solo di contemplazione. Affrontando diverse  implicazioni filosofiche che i temi trattati comportano, l’artista,  realizza per l’occasione  lavori estremamente proiettati alla rivisitazione del mondo circostante che con colori ad olio puri e ricca fattura portano il visitatore in una sorta di “viaggio” attraverso visioni oniriche popolate di figurazioni che solo in apparenza si adagiano nei facili rifugi del sogno e che pur a volte misteriose ed inquietanti non nascono nell’automatismo dell’inconscio,ma da una costante  ricerca  delle cose e dalla consapevolezza di simboli distruttivi in un mondo pieno di contraddizioni e imposture.  L’artista, attraverso colori caldi e freddi che si alternano senza soluzione di continuità,  analizza la vita sensibile, la nostra esistenza dove si avvicendano gioie e dolori, entusiasmo e afflizione in rapporto alla contemporaneità con opere ricchissime di fattura pittorica, giungendo alla visione della realtà intrisa d’interiorità espressionistica con atmosfere dipinte con luci atemporali,colori accesi armonizzati insieme secondo alcune combinazioni o dissonanze,  per farci vivere una sensazione di immensa "solitudine" di chi sa bene che le nostre radici primigenie sono sempre lì ad alimentarci.Intitolata “Emozioni esasperatiste”,la mostra, curata da Adolfo Giuliani e presentata da Domenica Raio , interpreta attraverso infinite sequenze, alcuni precetti fondamentali del movimento culturale fondato nel 2000, al quale l’artista ha aderito con convinzione, che attraverso mostre ed incontri propone una lettura della società. Esasperatismo, dunque, come maniera di testimoniare e di comunicare il grado di esasperazione globale non più controllabile del vivere quotidiano. I dipinti “Informali” dell’artista danno ancora l’idea dell’immagine legati alla natura che in alcuni casi scompare totalmente per dare spazio al colore e assottigliamento della profondità spaziale  fino ad arrivare ai lavori dove con addensamenti matrici, ridotta gamma cromatica, figure emblematiche e allarmanti, Lafavia  divide lo spazio in partiture geometriche,come note di uno spartito   che si ritroveranno poi nella sua ricerca più oggettuale e concettuale.

Daniela Ricci   

 

 

 

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso