home page

eventi

 

 

24 gennaio - 9 febbraio 2009
Doppia personale delle artiste:
Lucia Iovino e Sandra Ravallese

"La concordia esasperatista"
- differenti percorsi per un obiettivo comune
A cura di  Adolfo Giuliani
Presenta:  Domenico Raio

La concordia esasperatista.
Lucia Iovino e Sandra Ravallese,
differenti percorsi per un obiettivo comune

Tra i tanti meriti dell’ Esasperatismo va annoverato senz’altro quello di essere riuscito, sin dalla sua fondazione, ad unire intorno a dei principi comuni artisti molto diversi per formazione per stile e per carattere. La doppia personale di Lucia Iovino e Sandra Ravallese è un esempio di come due pittrici aderenti al Movimento, attraverso dei percorsi artistici completamente differenti siano giunte a delle conclusioni sostanzialmente concordi.

Nella pittura di Lucia Iovino la tecnica si fonde con il significato della sua pittura attraverso l’utilizzo di resine pigmentate che donano alle raffigurazioni uno straordinario effetto di trasparenza. Colori diafani e figure nude, a volte anche alate, per rappresentare un’analisi introspettiva e scoprire l’inquietudine dell’uomo sospeso tra effimeri aneliti di libertà e lucida consapevolezza di quei vincoli spaziali, temporali, ma anche sociali, che gli impediscono di spiccare il volo verso altri orizzonti.

Il concetto che è alla base dell’ultima serie di opere di Lucia Iovino, quasi a formare una precisa sequenza di fotogrammi, rappresenta anche il punto di sutura tra le tematiche dell’artista ed i principi dell’Esperatismo che la pittrice sembra interpretare nella sua valenza esistenzialistica. In quelle posture dimesse, quasi a capo chino, quando non del tutto a volto coperto, quelle figure personificano il dramma dell’uomo contemporaneo, cui la realtà quotidiana della vita, la presa di coscienza della finitezza del proprio essere rispetto ai suoi parametri spazio-temporali, ha imposto di ridimensionare le più effimere ambizioni e di abbandonare l’idea che il progresso potesse mutarne la natura.

Su un piano parallelo quelle stesse successioni pittoriche rappresentano anche la triste parabola di quegli artisti i quali, in questo viaggio verso quella dimensione ideale che può essere l’arte stessa, corrono il rischio di ritrovarsi completamente soli per l’impossibilità di conciliare le esigenze del mondo reale con l’universo artistico.Costatata l’impossibilità di una fuga cosmica, un’idea che nelle opere di Lucia Iovino spesso è evidenziata anche sul piano grafico, l’uomo cerca un rifugio dal mondo, dall’invivibilità quotidiana e forse da quello stesso effimero che l’aveva pervaso. Questo riparo, l’essere umano lo trova proprio nel bidone il quale diventa quasi un luogo d’espiazione dove meditare sulle proprie colpe, sulla sopravvalutazione dell’io e delle proprie possibilità su questa terra che hanno finito per determinarne un profondo senso d’afflizione, ma sarà un percorso di purificazione che servirà a fortificare lo spirito per meglio affrontare il futuro.

C’è un aspetto molto particolare, ma estremamente interessante che balza subito agli occhi nell’osservare alcune opere recenti di Sandra Ravallese. Sulle sue tele appaiono caratteri alfabetici celebranti l’Esasperatismo secondo una tecnica che sembra mutuata direttamente dal linguaggio pubblicitario, ma che l’autrice utilizza, non senza una vena di sottile ironia, per rilevare come nelle moderne strategie di comunicazione la forma prevalga ormai nettamente sullo stesso contenuto del messaggio. L’impressione è che l’artista abbia voluto interpretare in alcuni suoi lavori una sorta di Esasperatismo della comunicazione, un fattore che s’inserisce a pieno titolo nel precetto del nostro “vivere quotidiano”, viziato da un surplus d’informazioni che risucchia i destinatari in un turbine nel quale non è più possibile distinguere con chiarezza la realtà dall’artifizio, la verità dalla menzogna.

La conseguenza più grave di questo dispotismo comunicativo, costruito ad arte per supportare sul piano dialettico la civiltà del progresso incontrollato, è che l’uomo non sia stato più libero di esprimere le proprie idee, di ascoltare la propria coscienza e di compiere le proprie scelte in piena autonomia. Evidentemente dietro queste strategie di comunicazione si nasconde l’obiettivo di creare delle personalità indistinte, soprattutto sul piano morale, e perciò più facilmente inquadrabili in degli schemi comportamentali funzionali a questo modello di civiltà che ora comincia a mostrare le sue crepe. L’appello è quello di un “no” ad una clonazione umana che prima di essere praticata sul piano biologico si sta già attuando sotto il profilo intellettuale attraverso l’uniformità del pensiero che poi corrisponde all’incapacità dell’uomo moderno di sviluppare una coscienza critica anche rispetto alle tante minacce che incombono sul genere umano. Contro questo rischio l’artista rivendica la libertà di essere sempre se stessi con l’auspicio che il bidone, simbolo dell’Esasperatismo, possa rivelarsi anche un contenitore d’idee e di principi dalla cui assimilazione dovrà nascere quell’uomo nuovo, affrancatosi da tutti gli inganni e le illusioni che nel tempo ne hanno adulterato lo spirito.

Napoli 24 / 01 / 09    Domenico Raio

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso