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13 / 28 giugno 2008
Personale dell’artista:
Ignazio Sabiucciu

Esasperatismo: movimento circolare

A cura di  Adolfo Giuliani
Presenta:  Domenico Raio

 

Aspetti della pittura di Ignazio Sabiucciu 

Ignazio Sabiucciu può essere considerato un precursore dell’Esasperatismo con particolare riferimento al punto 2.1. del Manifesto del Movimento, avente in oggetto il “Vivere quotidiano”. Tutti i personaggi raffigurati da Sabiucciu denotano nei loro tratti, nelle situazioni nelle quali sono calati, lo smarrimento dell’uomo nella civiltà moderna che oramai, per i compiti dei quali deve farsi carico, ma anche per una serie infinità di pure vanità travestite da esigenze sociali, è costretto a vivere ad un ritmo umanamente non più sostenibile. In questa sua lotta disperata contro il tempo, tesa all’annullamento dell’attesa come fase costruttiva dei propri obiettivi, Sabiucciu individua uno dei mali peggiori della società moderna, la causa che ha logorato l’equilibrio psichico delle persone e deteriorato le relazioni sociali.

 

I personaggi sono dunque i protagonisti assoluti nei quadri di Sabiucciu. Si aggirano in spazi siderali, oltre la dimensione temporale, spesso sono bambini, giovani. Si tratta forse del desiderio inconscio dell’artista di recuperare un passato perduto, di ritornare ad una fase della vita nella quale i rapporti interpersonali erano fondati sulla sincerità, ad un tempo in cui gli animi non erano stati ancora corrotti dall’egoismo e dagli inganni che invece caratterizzano l’età adulta. Ma dai volti degli stessi personaggi, trapela sempre una silente malinconia, quasi un presagio di quello che sarà il loro futuro quando quella fase della propria esistenza sarà trascorsa.

 

A volte i personaggi raffigurati rappresentano la follia, quella insita in ognuno di noi, ma quella positiva, artistica, quell’alterazione chimica che fa creare capolavori. Non di rado la follia è però combinata col sarcasmo e, proprio attraverso la figura del folle, che ad un ulteriore livello rappresenta anche la figura dell’artista, Sabiucciu sembra quasi voler censurare certi atteggiamenti umani, cogliere l’uomo in tutti i suoi limiti, nell’unica maniera possibile senza incorrere a sua volta nella censura del pubblico che tende a rimuovere gli aspetti più sconvenienti del proprio vivere,  e attraverso i soli personaggi che in un universo dominato dalla menzogna hanno l’incoscienza di rappresentare la verità e che sono proprio i folli. In altri casi, sui volti delle figure appare l’angoscia, ma sempre da intendersi come malinconia per una fase della vita che si è conclusa e che si può rimuovere proprio con la consapevolezza che la conclusione di un periodo prelude all’inizio di un nuovo corso.

Nei cieli siderali di Sabiucciu si sviluppano aggregazioni cellulari sovrastate da un occhio sempre vigile, un occhio che tutto osserva e indaga, forse è l’occhio del “Grande fratello”,   forse è l’occhio di Dio.

Altro elemento ricorrente nelle opere di Sabiucciu è la “sfera trasparente”, o le “sfere” più in generale, simbolo da ricondurre al mistero della vita, alla dimensione magica oppure ancora una volta si tratta di ricordi dell’infanzia come le bolle di sapone, tanto belle quanto fragili, metafora della vita, intensa, ma di breve durata. Nell’elemento sferoidale si ritrova quel desiderio e quell’anelito alla “perfezione” in una dimensione armonica e immutabile dove nulla inizia e nulla finisce. L’artista allora si chiede “Noi chi siamo? Siamo dentro il cerchio che tutto racchiude come il grembo di una grande madre oppure siamo fuori, piccolissimi granelli di un meccanismo infinito e tragico?

Ogni quadro di Ignazio Sabiucciu è sempre il frutto del presente di una meditazione del passato proiettata nel futuro.

Domenico Raio


Il vivere quotidiano, con tutte le sue infinite varianti , può essere considerato il protagonista assoluto delle opere di Ignazio Sabiucciu in mostra al Centro d’Arte e Cultura Il Bidone in via Salvator Rosa 159. Intitolata “Esasperatismo: movimento circolare”, curata da Adolfo Giuliani e presentata da Domenico Raio,l’esposizione   chiude la ricca stagione della galleria. Attraverso la descrizione di vari personaggi che si aggirano in spazi siderali oltre la dimensione temporale per rappresentare la follia, il sarcasmo, la menzogna, la verità, la poesia,l’invidia, l’amore,l’artista di origini sarde, intende compiere una vera e propria lotta disperata contro il tempo come fase costruttiva dei propri obiettivi da raggiungere. Con i suoi cieli colorati Sabiucciu, osserva e indaga la vita con la consapevolezza di voler censurare alcuni atteggiamenti umani, coglierne i limiti attraverso la malinconia di un antico sogno di rinnovamento per sanare le ferite di un sentire la storia.”Lo specchio scuro”, ”L’uomo che non c’è”,”Non c’è speranza nel buio” e “Vulcano” che intende identificare la disperazione dell’uomo contemporaneo costretto nei ruoli imposti dalla società, sono alcuni titoli che inevitabilmente raccontano la storia dell’essere umano dall’ infanzia alla maturità con un andamento ciclico .Tutti i personaggi dipinti sugli olii su tela di grandi e medie dimensioni denotano nei loro tratti alcune situazioni nelle quali sono calati, lo smarrimento dell’uomo nella civiltà moderna che oramai non è più sostenibile. “L’equilibrio psichico delle persone-spiega Sabiucciu- è logorato, deteriorato. le relazioni sociali sono di conseguenza cambiate”. Un altro elemento presente nelle opere è la sfera trasparente, simbolo che l’artista usa per ricondurre al mistero della vita, alla dimensione magica o ai ricordi d’infanzia. Come bolle di sapone tanto belle quanto fragili le sfere diventano metafora della nostra esistenza breve ,ma meravigliosa.Gioco di natura intellettualizzato da segnali immaginativi pieni di declinazioni ironiche, ma soprattutto itinerari ermetici e simbolici che girano sempre intorno ad una sorta di prospettiva di destino umano: motivazione evocativa di una dimensione esistenziale in fondo perduta. Risaltano chiaramente nei lavori di Sabiucciu i fantasmi che ossessionano la cultura, gli stessi che hanno determinato una nuova dimensione del fare e percepire l’arte. Fantasmi che ancora rimandano malinconicamente ad “un’armonia mancata”.

Daniela Ricci

 

  

 

 

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso