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Mazzella, Pinto e Giuliani


8 / 26 maggio 2004
IL CONTRIBUTO DI ROSARIO MAZZELLA NEL CONTESTO DELL’ESASPERATISMO

Personale del maestro Rosario Mazzella
A cura di  Rosario Pinto

 

Alcuni momenti dell’inaugurazione

Il percorso creativo dell’opera di Rosario Mazzella si dispiega ormai da anni lungo un gradiente espressivo che fa della sua arte una delle più importanti attestazioni della temperie informale.

Lo spessore materico in lui è ciò che definisce la sostanza dell’opera costituendosi in robustezza di segno ed in pregnanza d’addensamento espressivo.
Alla stregua di tali considerazioni ed aggiungendo ad esse anche quella non certamente marginale della latenza d’un’immagine che è vissuta in una dimensione allusiva e flottante, si potrà meglio comprendere che con fondate ragioni è possibile valutare complessivamente la collocazione del maestro napoletano nel novero della temperie espressionistico-informale.

Il tratto bruciante ed apparentemente aggressivo del suo intervento creativo non lascia, tuttavia, inesplorata la via della ricerca d’un barlume di luce, di un’indicazione di percorso al di là della analisi di intensa drammaticità che l’artista addita come effettiva rappresentazione dello stato delle cose.

Si crea, insomma, una condizione in cui alla denuncia delle incongruenze dell’esistente s’accompagna anche un suggerimento progettuale: ciò che Mazzella indica nel segno d’un rigore metodologico e d’una ferma pregnanza che impone il rapporto duro e vibrante con le cose senza sconti e senza devianze.

 

In tale prospettiva si giustifica e si comprende come si sia reso possibile l’incontro di Rosario Mazzella con i temi contenutistici propri del movimento dell’"Esasperatismo" animato e creato da Adolfo Giuliani, con l’approdo ad una profonda convergenza di vedute.

Nei rapporti che si sono stabiliti tra i due, l’adesione di Mazzella all’"Esasperatismo" è consistita in un contributo critico ed indipendente, ma, nella sostanza, si è potuto verificare che le due posizioni – quella di Mazzella stesso e quella di Giuliani – in fondo, non avevano bisogno di sovrapporsi e annichilirsi vicendevolmente giacchè, naturaliter, i rispettivi corsi avevano un orientamento consentaneo che richiedeva con urgente necessità di procedere in un cammino condiviso.

E così Mazzella decide di accettare l’icona del "bidone" come designazione emblematica d’un momento di riconoscibilità immediata delle istanze "esasperatiste".
Certamente il Nostro sa bene che quella del "bidone", fors’ancor più che un icona è un simbolo e che, come tale, rischia di esaurire la carica propulsiva e l’intensità della spinta contenutistica nella allusività che contiene e che costituisce un rimando ad altro.
Proprio perciò, Mazzella procede con più forza nel definire in modo stringente il peso contenutistico della condizione esistenziale dell’uomo nella società contemporanea, perché egli ha chiaro che la logica "esasperatista" è più saldamente attestata se la carica che essa contiene si manifesta secondo modalità caratterizzate da un’intensa pregnanza espressiva.

L’urgenza dell’ispessimento materico, quindi, che è propria di Mazzella, diventa contributo fattivo per la proposta "esasperatista" che guadagna una sua più definita dimensione di istanza espressionistica collocandosi come ulteriore stagione non tanto dell’"Espressionismo" inteso come specifico ambito stilistico fiorito nella prima metà del ‘900, quanto, piuttosto, della logica categoriale della dimensione espressionistica che è possibile apprezzare lungo il corso dei secoli attestata dall’opera di artisti che hanno voluto sempre, con grande determinazione, affermale la prevalenza del peso contenutistico, volgendo l’arte a farsi denuncia ed istanza.

Osservare che Mazzella in una serie di ultime opere ha affrontato il tema della restituzione in immagine del segno zodiacale potrebbe portare a ritenere che in lui stia prevalendo, infine, una sorta di suggestione meramente simbolistica, con un abbassamento, quindi, della sua grande tensione segnica.

Gioverà replicare di fronte a tale semplicistica e superficiale lettura che il riferimento zodiacale è per l’artista è innanzitutto una ricerca di sé nel mondo, una analisi della storia alla quale fornire altri strumenti conoscitivi, oltre quelli classici della documentazione e della analisi critica. Egli si rivolge, perciò, ad indagare le vie d’una dimensione cosmica della storia, definendo una sorta di proiezione astrale che si volge a cercare le ragioni convincenti dell’accettazione stessa della logica ineluttabile della unidirezionalità vettoriale del tempo.

Potremmo aggiungere ancora che quel che appare come condizione simbolica è, in realtà, pretesto discorsivo, non intrinseca finalità di dimidiazione contenutistica, giacchè il polo pensionale ultimo e profondo appare, piuttosto, come il tentativo di coniugare in sintesi espressiva il tempo e lo spazio.
Ecco allora che l’allusività del simbolo si perde nella pregnanza della materia, nell’uso pieno e corposo di aggregati che s’addensano in robuste composizioni cromatiche determinando spessore e volume in cui il fruitore coglie l’opportunità che gli è offerta di scavare per tentare di trovare se stesso.

 

 

 

 

CENTRO D'ARTE E CULTURA
«IL BIDONE»
Via Salvator Rosa 159
Orario: 16.30 - 19.30
sabato e domenica chiuso