Gerardo Marotta
Presidente e fondatore dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici

Un artista e filosofo geniale, Adolfo Giuliani, ha voluto ideare il simbolo di un’intera umanità sofferente, che può rappresentare per noi Italiani tutto ciò che la nostra Patria ha smarrito o è sul punto di perdere: la memoria del Risorgimento, la virtù, il costume, la solidarietà tra i cittadini, la capacità di accogliere lo straniero e di prendersi cura di centinaia dei suoi figli migliori, quei ricercatori costretti a emigrare lontano, a vivere un’esistenza precaria e a profondere i tesori del loro ingegno ad altre nazioni.
Così, il “Bidone”, col suo fusto sanguinante di ferite, ricordo di profonde percosse non facili a rimarginarsi, reclinato su un solo lato, come creatura cui manca finanche un ultimo grido se non di indignazione, almeno di rabbia, appare come sconfortato dalle tante virtù perdute e quasi pieno di scoramento per le mai davvero nuove presenze, che egli ben non riconosce come uomini: esseri vili, gravi di un’immonda avidità di ricchezza. Una borghesia parassitaria, che si nutre dei traffici di rifiuti tossici, quella borghesia dei gestori dei rifiuti, essa stessa un rifiuto umano che avvelena la terra, gli orti, le campagne un tempo ubertose, che sparge diossina e tumori e mille terribili forme di morbi che devastano le terre e i cieli di questo Mondo e con ancor maggiore odio si accaniscono contro questo nostro Mezzogiorno d’Italia, culla delle più belle e raffinate civiltà del Mediterraneo e tuttavia oggi esempio di una turpe schiavitù al comando di forti potentati animati da un solo sentimento, l’habendi rabies.
Su questa linea anche il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che, in una dichiarazione riportata dalla Repubblica del 5 Giugno del 2008, diceva come sia (“assolutamente accertato, anche attraverso inchieste parlamentari, il sistematico trasferimento dei rifiuti tossici altamente pericolosi dall’industria del Nord a1 territorio campano, un traffico cogestito dalla camorra”).
E il Bidone risuona nell’esasperazione dei dannati della Terra, del lamento di coloro a cui resta soltanto un margine di sopravvivenza e nessuna speranza per i figli che scorgono all’orizzonte una sola linea opaca: la precarietà. A meno che non si decida di invertire drasticamente la rotta. Questo e in sintesi 1’Esasperatismo dal mio punto di vista, il termine che riassume in sé il male e il malaffare dei nostri giorni e, nello stesso tempo, l’ipotesi, se pur lontana e vacillante, di un possibile ravvedimento.
15 marzo 2009