Annamaria Carbone
Storico e critico d'arte

Gli Uomini sono vittime o carnefici della società contemporanea? Quest’ultima, dinamica e frenetica, li espone a rischi per la salute fisica e mentale fino al punto di farli sprofondare in momenti di profonda depressione morale e profondo scoraggiamento.
Ma non sono gli Uomini i registi della nostra società?
Vittima degli Uomini è anche la natura madre, sfruttata e violentata ricevendo in cambiomigliaia di rifiuti che le comunità scaricano nell’aria, nell’acqua e sulla terra, senza preoccuparsi delle inevitabili conseguenze.
La responsabilità della dissacrazione della natura è imputabile solo all’uomo tecnologico che ha imposto le sue leggi senza preoccuparsi delle vere necessità dell’umanità. L’uomo tecnologico è ossessionato più dai nuovi problemi quotidiani come quello di comunicare e di ricevere facilmente informazioni o documenti (spesso inutili) tramite molteplici dispositivi arrivando al punto di comunicare col mondo ma perdere, talvolta, i contatti con i propri cari ed i propri vicini.
Le tecnologie, quali nuove divinità da venerare, hanno avuto la capacità di trasformare il mondo, a grande velocità, anche negli angoli più arretrati ed hanno mutato totalmente il “modus vivendi”. I nuovi Dei capricciosi hanno, però, creato gravi danni agli Uomini, i quali, impotenti al volere degli dei da essi generati, hanno trovato rifugio in nuovi mondi estraniandosi dal contesto, ormai, insano attraverso nuove realtà virtuali vissute dai propri “avator”. Lo sfogo del viver male è la violenza che si scatena con manifestazioni sempre più preoccupanti, effetto dell’alienazione di cui siamo vittime, attori e non più registi di una vita invivibile in un ambiente disarmonico, pieno di smog e carente di quella flora e fauna indispensabile a garantirci quel contatto simbiotico con la Madre Terra, unica fonte di equilibrio.
Le condizioni di vita sono diventate disumane e, quindi, per il benessere comune, è necessario ricorrere al più presto con l’impegno e la partecipazione di tutti, con rimedi ed accordi per eliminare i disastri che il progresso mal gestito ha procurato all’umanità. La troppa avidità di ricchezza “auri sacra fames”, diceva Virgilio, e la troppa ambizione di potere è motivo di disastro per la società moderna.
Solo gli artisti, dotati di una sensibilità superiore, possono cogliere il dramma e attrarre la nostra attenzione. Uno di essi, infatti, Adolfo Giuliani, artista e filosofo di grande inventiva ed ingegno, è noto con quanta passione e con quanta ammirevole dedizione è sempre pronto a difendere la cultura e l’uomo, non poteva quindi essere insensibile a cogliere la profonda crisi in cui vive l’umanità.
In questo scenario Adolfo Giuliani ha suscitato speranze avvertendo la necessità nel 2000 (non un caso) di fondare a Napoli il movimento culturale “Esasperatismo, Logos e Bidone” che pullula di artisti, il cui simbolo è un bidone ammaccato che rappresenta l’uomo di oggi “ammaccato” dal progresso e che denuncia i mali che affliggono l’odierna società. Nel nostro animo, quindi, si accende una luminosa speranza ed abbiamo fede nella salvezza dell’uomo che possa raggiungere un senso di serenità esistenziale e di gioia di vivere a cui la società contemporanea si è disabituata. È, ormai, ora di gestire bene il progresso e di limitare la sperimentazione di ricerche pericolose destinate ad avvicinare l’uomo al baratro, provocando danni allo spirito ed all’intelletto. L’Esasperatismo nasce come atto di protesta contro gli errori del falso progresso che esso accusa e, grazie alla vibrazione comune che lega i vari artisti, ha avuto una vasta risonanza in tutto il mondo come si evince dai vari straordinari eventi promossi.
Gli artisti aderenti avvertono minacce terribili alla personalità ed alla spiritualità dell’Uomo e lanciano un caloroso messaggio al mondo intero con le loro opere, proponendo la denuncia del grado di esasperazione “del vivere quotidiano, della natura violentata, dell’arte non più fruibile”. È giunto il momento di riscatto, il loro intento è di trasmettere un messaggio forte e cullano nel loro animo la luminosa speranza di preparare ai giovani una vita ed un mondo migliore. È il momento di levare la voce contro l’inconcepibile errore umano di avere male interpretato il progresso sfruttando, incondizionatamente, le tecniche di produzione non considerando gli effetti da queste prodotti con l’inquinamento di aria, acqua, e terra.
Bisogna riscoprire i veri valori, quelli trasmessi dalla cultura classica neoplatonica e dal Cristianesimo. Essi costituiscono la sola prospettiva salvifica dell’Uomo contemporaneo che sembra voglia perire nella follia del denaro e della potenza.