Movimento artistico culturale fondato dal prof.  Adolfo Giuliani

EVENTI  >> dal 6 al 13 agosto 2010  - Museo Vicente Gerbase - Vibonati (Sa)

"Esasperatismo incontra il cinema"

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Arte e cinema, all’insegna dell’Esasperatismo un parallelo possibile

Cosa lega il cinema alle arti figurative, cosa hanno in comune una pellicola cinematografica e un’opera pittorica? Certamente l’immagine. Un film è composto di una serie di immagini che assumono significato nella sequenza dei singoli fotogrammi; un quadro è formato di una singola immagine che invece acquista un senso nella successione di impressioni, di emozioni, di riflessioni o di ricordi che riesce a suscitare nell’osservatore. Se il dinamismo che caratterizza l’arte della celluloide è di natura tecnica, il dinamismo riscontrabile in un’opera figurativa è tutto mentale e se una certa sensibilità e educazione all’immagine, da parte degli spettatori, è necessaria a dare la giusta interpretazione alla pellicola cinematografica proposta dal regista, quella stessa sensibilità e educazione all’immagine richiede un quadro o un’opera scultorea perché il fruitore possa coglierne i contenuti più profondi.

Come il cinema di qualità, cogliendo i costumi e gli umori di un tempo, lancia sempre un messaggio incisivo la cui percezione può contribuire alla nostra crescita spirituale, così un’opera d’arte figurativa, quando non si riduce ad una mera espressione estetica, ma si adopera per comunicare situazioni e stati d’animo che appartengono all’esperienza comune di un’epoca, concorre senz’altro al nostro arricchimento spirituale.

Certamente né il cinema né l’arte figurativa potranno mai cambiare lo stato delle cose, ma di sicuro possono incidere in maniera non indifferente nel cambiare le nostre coscienze rispetto ad una condizione umana divenuta ormai insostenibile, ed è proprio questo l’obiettivo perseguito dall’Esasperatismo Logos & Bidone, il Movimento Culturale fondato a Napoli nel 2000 dal Professor Adolfo Giuliani, del quale gli artisti che espongono alla mostra collettiva L’Esasperatismo incontra il cinema sono tutti convinti aderenti.

Con la nascita del Movimento, l’arte figurativa recupera la forza dell’immagine alla quale, attraverso le diverse tecniche e nei differenti stili personali, i pittori che ne fanno parte hanno delegato la rappresentazione di un preciso precetto rispondente ad uno o più punti del Manifesto dell’Esasperatismo: il vivere quotidiano; la natura violentata; la scienza incontrollata; l’arte non più fruibile. Una mostra collettiva dell’Esasperatismo si presenta, dunque, come una sequela d’immagini finite, più o meno esplicite, ma che nel loro insieme sviluppano una trama precisa tracciata dal Manifesto ed individuabile nella drammatica parabola dell’uomo moderno che, ingannato dalla prospettiva di un progresso illimitato, è precipitato in una condizione che ora rischia di limitare fortemente la sua stessa sopravvivenza sul nostro pianeta.

Se una pellicola cinematografica presenta di frequente un attore protagonista nelle cui vicissitudini, nelle cui angosce e nei cui desideri di riscatto lo spettatore tende ad identificarsi, un’opera esasperatista presenta anch’essa un’icona protagonista, riconoscibile nel bidone, a rappresentare l’uomo contemporaneo nelle vessazioni alle quali è costretto a vivere in questa nostra era, ma anche nella sua speranza di rinascita attraverso un rapporto più equilibrato e sereno con il suo ambiente e il suo simile.

Anche un’opera esasperatista, dunque, alla stregua di un film, ci racconta una vicenda, esamina un aspetto del nostro vivere che oggi può essere specchio dei tempi, ma che domani sarà storia, conterrà tutti i segnali anticipatori di quella condizione generale del nostro universo che andrà a svilupparsi, ma che oggi ancora non possiamo prevedere con esattezza. E allora, come i lavori cinematografici di maggior pregio travalicano il comparto dello spettacolo per affermarsi quali espressioni della nostra cultura, così un’opera esasperatista è destinata a varcare i confini dell’arte per assumere una valenza più propriamente culturale nel rendersi rappresentativa del pensiero e degli umani sentimenti in un determinato momento della nostra storia.

In futuro nasceranno nuove tecniche cinematografiche che renderanno obsolete quelle precedenti, ma nessuna nuova tecnologia potrà mai far risultare superato un film che avrà nei contenuti il suo punto forte. Allo stesso modo, sorgeranno tecniche pittoriche rivoluzionarie che sanciranno il tramonto di quelle attualmente in uso, ma mai potranno determinare la fine di un’opera d’arte esasperatista che prima ancora d’identificarsi in uno stile si riconosce nella bontà di un appello al quale l’umanità non può ulteriormente restare sorda.
Domenico Raio
giornalista-scrittore

autore del sito è Nunzio Capece