Daniela Ricci
Giornalista

Linguaggio e immagine dell’Esasperatismo

Viviamo ormai travolti nella rete, il web che digitiamo quotidianamente sui nostri computers, il grande ipertesto che collega i terminali di tutto il pianeta. La parola “Net” che mette in comunicazione interattiva tutti i sistemi di comunicazione a trasmissione digitale come cellulari, radio e televisioni satellitari è una ragnatela che non si tocca, ma che condiziona la nostra esistenza e che trama contro la nostra identità determinando nuovi fuochi e nuove prospettive. Ecco così che la tecnologia, silenziosa, impalpabile, ingannevole, tossica ci costringe a riflettere sul senso delle cose perchè generatrice di nuove preoccupazioni e incertezze.
La rivoluzione informatica, mentre da un lato ha determinato la “globalizzazione” offrendo la possibilità a culture differenti di incontrarsi più facilmente, dall’altro ha reso l’essere umano impotente e senza via di scampo. Ecco perché è dal 2000 che il gallerista Adolfo Giuliani ha fondato a Napoli il movimento culturale “Esasperatismo Logos&Bidone” che attraverso mostre ed incontri propone una lettura della società. Di strada da allora ne è stata fatta. Lo dimostra questa Seconda Mostra Internazionale allestita a Castel dell’Ovo dove espongono numerosi artisti provenienti da tutto il mondo: Argentina, Brasile, Belgio, Germania, Grecia, Indonesia, Isole Canarie, Olanda, Spagna, U.S.A., Venezuela e Italia. Il simbolo di questo movimento aperto alla sperimentazione artistica è un “bidone” non più inteso come contenitore di materiale o come tradizionale metafora dell’imbroglio, ma come simbolo del malessere dell’uomo, emblema della vita stessa. Nasce dalla constatazione oggettiva del grado di esasperazione del vivere quotidiano, dalla natura violentata, dalla scienza incontrollata e dall’arte che non è più fruibile. Attraverso le proprie istanze stilistiche e concettuali gli artisti che hanno aderito al movimento affrontano con impegno e dedizione gli aspetti di un medesimo incontro con se stessi per recuperare un’identità storica come una via di meditazione che esige appunto un’affermazione di vita. Il secolo del novecento ha visto proliferare ideologie, prospettive, dinamiche sociali, orientamenti religiosi in modo vasto ed ha assistito anche ad immense tragedie e conflitti. Tutto ciò ha determinato insicurezza individuale caduta delle aspettative e mancanza del senso stesso del futuro che appare oggi come un’incerta e nubulosa proiezione. Apparentemente vuoto, il Bidone è arricchito sempre più dalle espressioni creative, da segni e colori ed è pieno di messaggi e contenuti.
Esasperatismo, dunque, come mezzo per testimoniare e comunicare il grado di esasperazione globale non più controllabile del vivere quotidiano. L’incontro è avvenuto e ancora avviene sul piano del linguaggio e solo nelle nuove generazioni sul piano dell’immagine o meglio di alcune immagini: quelle che possono funzionare come icone di una cultura trasferibile per associazioni di idee. I nostri poteri sensibili e conoscitivi sembrano moltiplicarsi ed arricchirsi ogni giorno di più mentre in realtà in questo mondo di meccanismi sincronizzati ed interdipendenti l’uomo si annulla nella massa vive e pensa non più come singolo, ma come collettività condizionata e livellata dalla dimensione stabilita programmata dalle centrali del potere economico e sociale. Coloro che hanno aderito al movimento “Esasperatismo Logos & Bidone”, che ormai è diventato in pochi anni un vero e proprio “esercito”, intendono riflettere con le loro diverse ricerche artistiche su dilemmi esistenziali di cui incessantemente ricerchiamo certezze codificate proposteci, per convenienza, per riuscire a far fluire emozioni soggettive senza condizionamenti. Un’occasione di incontro tra artisti di diversa estrazione culturale, generazioni che con tecniche e contenuti vari, per l’occasione, dialogano tra loro tentando di trovare soluzioni per la collettività e per le generazioni future.